È venuto a mancare Emiliano Giancristofaro, studioso e profondo conoscitore delle culture popolari. Nato a Lanciano (CH) alla fine degli anni Trenta, Emiliano ha dedicato la sua lunga attività allo studio dell’espressività di base e del folklore contadino abruzzese e molisano, documentando il passaggio da una cultura arcaica, segnata principalmente dall’oralità, dalla devozione popolare, dal pensiero magico-religioso, a una cultura “moderna” in cui la tradizione e la ritualità (e forse, in parte, il pensiero magico-religioso), tuttora presenti, sono rifun- zionalizzate in nuova veste e in molteplici forme espressive.
Legato ad Alfonso Di Nola, con il quale ha contributo a documentare il rito dei serpari cocullesi, ha diretto la Rivista Abruzzese e pubblicato preziosi volumi (ricordiamo, tra i tanti, Il Mangiafavole. Inchiesta diretta sul folklore abruzzese, edito per Olschki nel 1971, e Totemajje. Viaggio nella cultura popolare abruzzese, il cui secondo volume - del 2015- si aggiunge al primo del 1978).
I suoi lavori costituiscono un imprescindibile riferimento per la conoscenza dei modi e delle forme di vita sociale e culturale, nonché intima, delle comunità che popolano il variegato mondo delle genti d’Abruzzo, e hanno saputo raggiungere un ampio pubblico di lettori e superare i confini regionali, per rivolgersi alla comunità scientifica nazionale.
Amico e socio di Simbdea, con la figlia Lia Giancristofaro ha partecipato ad alcuni importanti momenti della nostra vita associativa.