Il museo, nel caso in questione, non è solo un oggetto paesistico, edilizio, collezionistico di grande complessità anche solo spaziale e distributiva, ma è anche una mappa del mondo cognitivo dell’autore, è un mondo non solo metaforicamente. Comunica ai posteri non solo per quel che è oggettivato visibilmente ma anche per tutto il valore di percorso umano che ha dato senso all’insieme e continua ad illuminare il senso attuale. Ettore è un uomo che indaga, che si cerca e che cerca, il museo è stato il suo modo di indagare, di conoscere, di conquistare, di sedurre, di sapere cosa sono gli uomini, le relazioni, la storia.
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Il concetto di patrimonio concerne tutta la dimensione della rete relazionale di Ettore Guatelli per abbracciare non solo gli oggetti e i documenti, ma la loro vita, produzione, manipolazione, il loro essere stati occasione di incontri e indagine. Per tale motivo la descrizione del patrimonio deve estendersi dal materiale all’immateriale, dalla vita dell’autore al segno lasciato tra e da tutti coloro che ne hanno incontrato l’opera e lo spirito, dai suoi scritti alle provocazioni produttive che ha disseminato, il patrimonio contiene - come requisito fondamentale - il senso che ne ha guidato la costituzione.
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Si tratta di un patrimonio e di una missione la cui descrizione non rientra nei canoni correnti dell'esercizio dell'arte descrittiva e progettuale del nostro specialismo antropologico museale, perché non è stato trattato nel tempo secondo le regole pubbliche e professionali (che in parte non erano costituite o riconosciute) anzi secondo modalità ‘irregolari’, originali, ma private, e quindi il patrimonio è molto ampio e molto fragile, legato a una difficile autoaffermazione il cui significato riguarda sia l'autore sia il gruppo sociale contadino ch'egli rappresenta a suo modo, e la storia locale e il rapporto contadini intellettuali in quel territorio.
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L'originalità di progetti e intenti non è riassumibile nel patrimonio materiale. La missione quindi deve farsi carico di ricostruire e restituire la progettualità interna dell’opera nella storia di Guatelli e del Museo, per offrirla a un futuro in cui chi era ‘concrezione'* di questi mondi non ci sarà più.
Così abbiamo voluto sintetizzare alcune linee e una sorta di scala di temi che ricordi la complessità dell'intento e l'esigenza di non banalizzare il patrimonio e la missione riducendola a standard correnti. Lavorare sul Patrimonio Guatelli, sul Museo Guatelli come parte centrale di esso, significa porre al centro la genialità del dilettante che si è fatto maestro, e non professionalizzare le ‘cose’ che ci sono state trasmesse secondo altri codici. La professionalità e l’etica pubblica debbono affermarsi a partire dal dato di originalità ‘privata’ e locale, valorizzandolo in un nuovo contesto. Lo stesso processo conflittuale di accesso del patrimonio Guatelli al riconoscimento pubblico fa parte del significato di esso, e dei giochi di interpretazioni e rappresentazioni sociali in cui i beni culturali sono coinvolti radicalmente.