I musei al tempo della crisi.
Sei proposte di ICOM
Italia per una gestione sostenibile degli istituti culturali e per un progetto
di rilancio del sistema culturale italiano.
Alberto
Garlandini
Presidente di ICOM Italia
Venerdì
30 settembre si è riunito a Bologna il Consiglio direttivo di ICOM Italia: abbiamo
analizzato la drammatica situazione che i musei e gli altri istituti culturali stanno
affrontando e abbiamo ragionato su alcune proposte per affrontare la crisi con
coraggio e innovazione. Le riassumiamo in questo appello che rivolgiamo a tutti
i colleghi, ai decisori pubblici e privati e a quanti hanno a cuore la cultura
e il patrimonio culturale del nostro paese.
La crisi e i suoi drammatici effetti
Già
nel 2009 e nel 2010, nella Quinta e Sesta Conferenza nazionale dei musei
d’Italia, avevamo rilevato come la crisi stava per colpire anche il mondo della
cultura e dei musei e avevamo preso coscienza che ci aspettavano anni di
difficilissima gestione. Ora i nodi della crisi economica e finanziaria, l’enorme
debito pubblico e anni di mancato sviluppo del nostro paese vengono al
pettine.
L’apice
delle difficoltà non è ancora arrivato; abbiamo ragione di credere che nel 2012
e nel 2013 dovremo fronteggiare una ulteriore riduzione della spesa pubblica per
la cultura, che si sommerà alla contrazione delle risorse delle fondazioni di
origine bancarie e in generale dei soggetti privati.
Da
tempo la spesa pubblica per la cultura è in diminuzione, ma stiamo assistendo
ad una drammatica accelerazione di questa tendenza. Le amministrazioni
pubbliche - statali, regionali e locali - fronteggiano i vincoli di un patto di
stabilità che viene applicato in modo sempre più indiscriminato. Anche
amministrazioni virtuose sono impedite nell’utilizzo di risorse che pure hanno a
disposizione grazie alla buona gestione del passato. I tagli lineari ai bilanci
pubblici spesso non distinguono gli sprechi dagli investimenti, le spese per
l’effimero dalle spese per le strutture. Cominciamo a verificare in molte parti
d’Italia che i capitoli dei bilanci pubblici dedicati agli istituti e al patrimonio
culturale vengono azzerati.
Inoltre,
la crisi finanziaria e degli istituti bancari ha pesanti conseguenze negative
per gli istituti culturali. I soggetti privati non profit che, non dimentichiamolo,
gestiscono il 40% dei musei italiani e una percentuale ancor maggior del
patrimonio culturale, si trovano nella quasi impossibilità di accedere al
credito, se non a tassi insostenibili. Le
fondazioni di origine bancaria, a fronte della crisi dei mercati finanziari e
del valore delle loro partecipazioni, stanno riducendo in modo esponenziale le
erogazioni sussidiarie a favore della cultura e degli istituti culturali. Ciò è
molto grave. Mentre le sponsorizzazioni delle imprese non sono determinanti per
la vita degli istituti culturali, in molte parti d’Italia la spesa culturale delle
fondazioni di origine bancaria è stata decisiva per fronteggiare la contrazione
della spesa pubblica. Qualcuno si era addirittura illuso che essa avrebbe
potuto sostituire la contribuzione pubblica. Oggi anche questa fonte sussidiaria di
sostegno agli istituti culturali si sta inaridendo (o in alcuni casi si sta
pericolosamente indirizzando al sostegno di eventi temporanei o di iniziative
autoreferenziali), sebbene si stiano diffondendo interessanti modelli integrati
in cui soggetti pubblici e privati compartecipano alla governance degli
istituti.
La
crisi non è un fenomeno passeggero e
sta avendo anche per la cultura conseguenze strutturali che abbiamo il
dovere di portare agli occhi dei decisori e dell’opinione pubblica. I nostri istituti affrontano difficoltà
strutturali di bilancio e, in assenza di strategie valide, non pochi di essi non
sopravviveranno alla recessione. Si tratta in particolare di quelli più fragili,
più dipendenti dai soli finanziamenti pubblici, specie se provenienti da una
sola amministrazione, e quindi privi di una diversificazione delle fonti di
entrata.
Ci sono preoccupanti segnali, che toccano persino
Milano: a fronte dell’apertura del nuovo bellissimo Museo del Novecento, frutto
di dieci anni di progettazione e di intenso lavoro, in poco tempo sono stati chiusi
due spazi espositivi di grande pregio, quelli della Fondazione Mazzotta e della
Fondazione Pomodoro. Si tratta di un netto impoverimento dell’offerta culturale
della città considerata la più ricca d’Italia. Cosa sta avvenendo nel resto
d’Italia? Purtroppo i processi sono così rapidi che ci mancano ancora dati sistematici. A quanto ci risulta, la domanda di cultura resiste
e sembra che nelle strategie adattive degli italiani di fronte alla crisi la
spesa per la cultura non venga per ora sacrificata. Siamo però certi che l’offerta culturale sta
già ridimensionandosi.
Sei proposte di ICOM per fronteggiare la crisi
ICOM è consapevole che una strategia di attendismo
e di arroccamento sia inutile. La crisi che attraversiamo è una terremoto di
lungo periodo: aspettare che passi la nottata e stringere la cinghia non è una
risposta sufficiente.
L’offerta culturale del nostro paese nei prossimi
anni sarà duramente colpita e uscirà dalla crisi molto diversa da quella che
conosciamo. Come cambierà? Anche nelle attuali difficili condizioni il
cambiamento può essere positivo: molto dipenderà dalla nostra capacità di
proposta e dalla consapevolezza e lungimiranza delle classi dirigenti e delle
comunità. Ecco sei questioni su cui ICOM
propone di riflettere per un riorientamento delle nostre azioni e dei nostri comportamenti.
- ICOM
per un sistema culturale più cooperante e più integrato
Bisogna superare
ogni illusione di farcela da soli, magari a scapito di qualcun altro. Una maggiore
efficienza ed economicità di gestione dei singoli istituti è indispensabile, ma
non è più sufficiente. E’ necessaria una nuova stagione di fattiva cooperazione
tra le persone, gli istituti, le amministrazioni pubbliche e private. Bisogna aumentare la capacità di agire in rete
e di promuovere sistemi territoriali non a parole, ma nei fatti. Gestire in
forma associata progetti e servizi culturali è utile, ed è arrivato il tempo di
sperimentare con coraggio e rapidità nuove forme gestione dei musei e del patrimonio
culturale. In molte realtà non è più sostenibile la vita separata di istituti e
soggetti pubblici e privati; anche se nati e vissuti per anni autonomamente, oggi
devono aprirsi all’integrazione con altri soggetti. Fondazioni con scopi statutari simili non
possono associarsi per sviluppare sinergie, eliminare duplicazioni e
razionalizzare la gestione? Musei,
biblioteche ed archivi ed altri istituti culturali espressione delle stesse
comunità, anche se di proprietà diverse, non possono integrare la gestione superando
localismi, antiche abitudini, malintese specificità?
- ICOM
per la riorganizzazione e razionalizzazione dei sistemi culturali
territoriali
In questi mesi iniziamo ad assistere alla chiusura
di spazi culturali, in modo totale o
parziale, e alla riduzione di orari di apertura e di attività. Per ICOM non si
deve subire un casuale ridimensionamento dei nostri istituti, bensì condividere
un piano di riorganizzazione e razionalizzazione dell’offerta culturale, recependo
a livello nazionale finalmente dopo 10 anni le linee guida indicate nel Decreto
Ministeriale sugli standard di qualità. Di
fronte alla chiusura di istituti culturali, è indispensabile che le loro collezioni
non vengano disperse, ma trovino luoghi adatti alla loro conservazione. Di
fronte alla chiusura di spazi espositivi, occorre ottimizzare la gestione di
quelli che rimangono disponibili sul territorio. Di fronte all’impossibilità di
esporre permanentemente collezioni importanti, si devono programmare esposizioni
temporanee che permettano di valorizzare anche quanto non è più visibile al
pubblico. Si chiudono ospedali e servizi per gli anziani, si prevede il dimezzamento
del numero dei treni in circolazione; a fronte di una tale realtà, è importante
che la riorganizzazione dei sistemi culturali locali sia frutto di una
consapevole riprogrammazione tecnica e politica, e non di tagli ciechi e
automatici.
- ICOM
per una moratoria di nuovi musei
Va superata la convinzione aprioristica che ogni piccola comunità debba
e possa sostenere la gestione di un museo.
Il 75% dei musei che visitiamo oggi non esisteva cinquant’anni fa e la
nascita di nuove realtà è molto aumentata nei passati vent’anni. Questa fase entusiasmante è terminata, non
solo a causa della crisi. D’ora in poi ci
si dovrà più occupare dell’esistente che di aprire nuovi musei. ICOM propone
che si apra una fase di intelligente stabilizzazione e riorganizzazione
territoriale dei sistemi culturali. Che si abbandoni definitivamente la cattiva
abitudine di recuperare edifici storici o di aprire nuovi musei senza un’analisi
economico finanziaria della sostenibilità della loro gestione. Che nuovi musei si aprano non per effimere
ragioni di visibilità, ma solo come risultato di un serio lavoro di lungo
periodo. Che siano uno strumento di rafforzamento dell’offerta culturale
esistente e non del suo indebolimento, magari prosciugando le poche risorse
disponibili.
- ICOM
per l’uso razionale delle scarse risorse e la rivalutazione delle spese
per la gestione degli istituti culturali
In
tempi di crisi, non possiamo più permetterci di disperdere le scarse risorse a
disposizione; occorre ancor più che in passato concentrarle sugli istituti
culturali permanenti e sulle loro attività. Non è più tempo di iniziative improvvisate e senza
impatti duraturi, né culturali né
economici. ICOM propone che ogni investimento e ogni risorsa disponibile siano valutati
e messi in opera sulla base della loro capacità di lasciare sul territorio
risultati concreti e permanenti. In
tempi in cui è messa in discussione l’esistenza stessa di molte reti culturali,
ICOM non può approvare il fatto che milioni di euro pubblici e privati siano
spesi per coprire i deficit di mostre ed eventi effimeri.
ICOM
propone di rivalutare l’importanza delle risorse per la gestione corrente degli
istituti culturali. In tempo di crisi, le cosiddette spese di funzionamento rappresentano
un investimento; senza di esse sono impossibili anche tutte le indispensabili attività
di razionalizzazione, recupero risorse e fundraising.
- ICOM
per la difesa del capitale umano
Il
forte impegno dei professionisti e dei volontari dei musei per una gestione
efficace ed efficiente, trasparente e competente deve corrispondere ad un
impegno degli amministratori e dei decisori pubblici e privati per la difesa
del capitale umano dei musei. Un museo senza direzione e senza personale è un
museo morto, impossibilitato a contribuire alla vita e alla crescita della comunità. I professionisti e i
volontari sono un tesoro che non possiamo permetterci di disperdere. Sono le
intelligenze che anche con scarse risorse permettono ai musei di proseguire le
diuturne attività pubbliche.
- ICOM
per la sussidiarietà e per una riforma fiscale a favore degli istituti e
delle attività culturali
Per ICOM occorre
rendere più concreta la sussidiarietà e favorire al massimo la partecipazione
volontaria e disinteressata dei cittadini e delle comunità, la sinergia tra azione
pubblica e azione privata. Solo esse possono garantire nel tempo la
sostenibilità dei musei e della gestione del patrimonio culturale. Circa due milioni di italiani sono attivi
continuativamente nel volontariato culturale e offrono uno straordinario contributo
al PIL del nostro paese. Un numero crescente di italiani, di tutte le età,
manifesta la volontà di riprendere in mano la gestione dei servizi e della
“cosa” pubblica, senza rilasciare deleghe in bianco allo Stato. Questo
incredibile impegno è ancora sottostimato.
ICOM chiede che la
partecipazione dei cittadini sia sostenuta in ogni forma possibile. Abbiamo
proposto che il 5 per mille dell’IRPEF venga destinato anche a favore degli istituti
culturali. In questi giorni in cui si riparla di riforma fiscale, ICOM ribadisce
che l’uso della leva fiscale per favorire la gestione del patrimonio culturale
è ancora troppo limitato e condizionato dall’instabile volontà dei governi
nazionali. ICOM si augura che la messa a regime di un effettivo federalismo
fiscale crei a livello locale condizioni favorevoli per politiche fiscali di
sostegno al non profit. Occorrono maggiori benefici fiscali per le donazioni
liberali, ma anche per le attività professionali svolte gratuitamente a favore
dei musei e del patrimonio culturale; e per rendere più efficace la leva
fiscale si dovranno eliminare tetti e vincoli finanziari e sburocratizzare e
semplificare radicalmente le procedure.
Un appello di ICOM per una risposta coraggiosa alla
crisi
ICOM si oppone a quanti sostengono che in tempo di crisi la cultura, gli
istituti e il patrimonio culturale sono un lusso al quale si può rinunciare. Al
contrario, ribadiamo che proprio in tempo di crisi essi possono costituire
delle risorse preziose e dei fattori competitivi di cui fare tesoro. I musei del XXI secolo non sono più solo
istituti di conservazione del patrimonio culturale e della memoria storica.
Hanno una dimensione sempre più sociale e sono servizi pubblici al servizio
delle comunità, producono e comunicano saperi, cultura, creatività. Sono agenzie
per la mediazione culturale, per il dialogo interculturale, per la coesione
sociale. Aprono le menti e aiutano a
comunicare con il mondo. Danno nuova linfa alle identità e alle radici
culturali; creano senso di appartenenza; potenziano le attrattive dei
territori; migliorano la qualità della vita di quanti vi vivono e lavorano. L’Italia
non ne può fare a meno.
Anche
in tempi di crisi i musei producono risultati eccellenti e il 29 ottobre a
Siena saremo orgogliosi di consegnare il Premio ICOM Italia a tre musei e a due
museologi che si sono distinti nel loro
percorso professionale.
Non
è il tempo dello scoramento o della lamentazione. E’ al contrario il tempo
della responsabilità, della competenza, del rigore della condotta
professionale, della coscienza degli obblighi che abbiamo nei confronti della
società e delle sue necessità di crescita, economica, sociale, morale. Per
questo ICOM, insieme alle altre Associazioni museali e alle Associazioni dei
bibliotecari e degli archivisti è impegnata a costruire risposte positive alla
crisi.
ICOM
rivolge un appello affinché i professionisti
e i volontari dei musei e degli altri istituti culturali, gli amministratori
pubblici e privati, le fondazioni bancarie e di altra origine, gli sponsor e
tutti quanti hanno a cuore il patrimonio culturale costituiscano - città
per città, territorio per territorio - tavoli tecnici e politici per condividere
risposte efficaci alle pressanti urgenze poste dalla crisi.
Consegniamo le nostre riflessioni e le nostre proposte a questo inderogabile impegno collettivo affinché il nostro paese riesca a rispondere alle difficoltà del presente con un grande progetto di ripresa, forte di quella cultura e di quel patrimonio culturale per cui l’Italia è famosa nel mondo.
Milano,
5 ottobre 2011