Cari Soci e Amici,
alcuni di voi già avranno saputo per vie traverse che il direttivo mi ha chiesto di assumere la responsabilità della presidenza della Simbdea, a seguito delle dimissioni presentate da Vito Lattanzi nel luglio scorso.
Ho accettato per senso di responsabilità e affetto nei confronti di una casa comune cui davvero in molti abbiamo contribuito a dare forma, ma anche perché sono convinta che una presidenza così poco ortodossa nel panorama delle associazioni nazionali (e non solo) possa incoraggiare la nostra Associazione a perseguire quel cambiamento che la congiuntura culturale e professionale oggi richiede con una certa urgenza. Una presidentessa quarantenne e precaria rispecchia (ahinoi!) la fisionomia dei tanti eredi di una fertilissima e vitale scuola di antropologia museale e delle generose passioni collezionistiche, culturali e sociali di molti museografi (spontanei e non) che sono stati i suoi essenziali compagni di strada. Credo insomma di poter offrire alla Simbdea – con il sostegno assicurato dalla generazione dei fondatori - una sorta di presidenza/manifesto che proietti l’antropologia museale nel futuro e richiami l’attenzione sugli effettivi destini di entrambe le genealogie, a forte rischio di estinzione.
La situazione richiede però un nuovo sforzo di sostegno anche da parte di chi ci aveva invece chiesto di potersi riposare. La carica di Presidente onorario per Pietro Clemente, che con una modifica dello Statuto sottoporremo alla vostra approvazione nella prossima assemblea va in questa direzione. Come tale, va detto, gli abbiamo già chiesto di accompagnarci in questo delicato momento di transizione e il 2 settembre ha unito la sua voce a quella di Eugenio Imbriani, Vincenzo Padiglione, Ferdinando Mirizzi e la mia in un incontro con la Segreteria del Ministro Bray. In quell’occasione, abbiamo potuto verificare l’esistenza di un’attenzione nei confronti del nostro profilo che speriamo possa prima o poi effettivamente tradursi in concrete azioni legislative e nello sblocco dei concorsi che impedisce alle nostre istituzioni di dotarsi del personale che ha le capacità di gestire e far crescere come merita il settore del patrimonio demo-etno-antropologico.
Dovremo anche studiare una maniera di riformare lo Statuto in modo da poter affiancare al direttivo un gruppo stabile di "saggi" dotati di una certa autonomia che lo possano sostenere su fronti specifici. La dimensione dell’autonomia ci viene spesso ricordata anche dai membri e dei coordinatori dei gruppi tematici e territoriali. Insomma, nel corso della prossima assemblea, vi chiederemo un nuovo sforzo di riflessione sul miglior modo per affrontare il presente e il futuro della nostra associazione e sin d’ora vi invitiamo a portare a quel nostro incontro proposte per il rilancio delle nostre progettualità.
Per parte sua, il direttivo avrà occasione di presentare e discutere con voi le attività che i suoi membri stanno svolgendo sul fronte delle relazioni con i nostri interlocutori istituzionali e su quello della creazione di fronti comuni (con Anuac, Aisea e il gruppo di antropologia precaria da un lato e con ICOM e la Conferenza Permanente delle Associazioni Museali Italiane dall’altro) per la messa in valore delle professioni rappresentate dalle associazioni di antropologi e museali italiani. A questo proposito, vi invitiamo a partecipare all’incontro organizzato dalla stessa Conferenza ad Assisi il 22 novembre . Sarà una buona occasione di aggiornamento, in compagnia di giuristi e colleghi museali, sulle possibilità offerte dalla nuova legislazione (la legge n. 4 del 14 gennaio 2013 "Disposizioni in materia di professioni non organizzate") e degli strumenti necessari per l’accreditamento.
Abbiamo di fronte molte sfide importanti. Di buono c’è che sono lì davanti a noi tanto in bella vista che difficilmente potranno evitare di incontrarci.
Sandra Ferracuti