Presa di posizione di ICOM Italia in merito ai prestiti di beni culturali dietro pagamento (disegno di legge "sulle semplificazioni")
Il disegno di legge ‘sulle semplificazioni’ varato dal Governo Letta lo scorso 19 giugno propone di inserire all’art. 13 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, un’ulteriore fattispecie di prestito che si distingue da quelle già previste (per mostre o per motivi di studio) per la sua lunga durata e per il pagamento di un corrispettivo in danaro:
1. All'articolo 67, comma 1, del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e successive modificazioni, dopo la lettera d), è aggiunta la seguente:
"d-bis) si tratti di cose o di beni, non esposti alla pubblica fruizione in Italia, e la loro uscita sia richiesta, dietro pagamento, nei casi di beni in consegna allo Stato, alle regioni e agli altri enti pubblici territoriali, di un corrispettivo, in attuazione di accordi culturali con istituzioni museali straniere, che ne garantiscano la corretta e adeguata conservazione e protezione e si impegnino ad esporli alla pubblica fruizione, in appositi spazi espositivi dedicati alla cultura italiana, per la durata stabilita negli accordi medesimi, che non può essere superiore a dieci anni, rinnovabili una sola volta."
ICOM Italia esprime il suo dissenso rispetto a tale proposta in quanto ritiene che possa costituire una minaccia per l’integrità dei musei italiani, tutelati dalla Costituzione e dalCodice dei Beni culturali e del Paesaggio.
ICOM Italia chiede pertanto al Parlamento Italiano di non approvare questa disposizione o almeno di definire in modo esplicito criteri, modalità e procedure, che garantiscano una valutazione in sede tecnica dell’opportunità delle decisioni, in considerazione della tutela delle opere da spostare, del danno che la loro assenza produrrebbe e degli effettivi benefici per il museo prestatore e per il nostro Paese.
ICOM Italia ricorda che già nel 2008, nella propria raccomandazione sulle mostre-spettacolo (http://www.icom-italia.org/images/documenti/mostre%20vs%20musei.pdf) aveva censurato l’abitudine dei “prestiti a pagamento” perché finiva per equiparare le opere conservate nei musei a merce, sottraendole al loro ruolo educativo “al servizio della società e del suo sviluppo”.
"Il prestito di opere a pagamento si colloca, infatti, in una logica di mercato privato dei beni culturali, antitetica al concetto stesso di museo come pubblico servizio. Il museo è un servizio pubblico, perché finanziato con risorse pubbliche e perché è aperto e posto a disposizione del pubblico che contribuisce alla formazione delle sue collezioni, alla loro conservazione, al loro studio e alla loro comunicazione ed esposizione, acquisendo il diritto che esso operi al servizio della società e del suo sviluppo. Nel momento in cui le collezioni, fondamento e ragion d’essere del museo, sono piegate a una logica di pura redditività il fine pubblico del museo passa in secondo piano, sostituito da una logica di profitto.”
Del resto il Codice etico internazionale di ICOM, con riferimento alla vendita di beni, sottolinea all’art. 2.16:
“Le collezioni museali sono costituite a fini di pubblico interesse e non possono essere considerate fonte di reddito”.
La disposizione proposta dal Governo potrebbe minare l’integrità delle collezioni dei musei – tutelati dalla legge come un insieme, un tutto unico – e preoccupa ICOM perché per la prima volta fa riferimento non alla valorizzazione culturale (come previsto dal Codice dei Beni culturali), ma alla messa a reddito diretta del patrimonio.
Opere esposte o opere accessibili?
Poiché la norma proposta fa riferimento a opere “non esposte alla pubblica fruizione”, occorre chiarire se essa intenda escludere dai prestiti di lunga durata solo le opere esposte al pubblico e preveda che si possa attingere liberamente a quanto conservato nei depositi.
A dispetto di alcuni luoghi comuni occorre ricordare che i depositi dei musei sono una riserva, nella maggior parte dei casi ordinata, correttamente allestita e visitabile da tutti coloro che lo richiedano.
I depositi sono essenziali per la vita dei musei: essi sono i ‘polmoni’ attraverso cui il percorso espositivo del museo ‘respira’ e si rinnova. Nei depositi si conducono studi e ricerche indispensabili per lo sviluppo delle discipline storico-artistiche e per il futuro dei musei stessi; ai depositi si attinge per mostre, presentazioni e comparazioni, sostituzioni di opere in restauro o rotazioni periodiche.
Occorre quindi molta cautela, astenersi dal considerarli una terra di nessuno, alla quale attingere in modo spregiudicato e indifferenziato.
L’incerta efficacia della norma prevista
L’impatto economico che tale norma produrrebbe è difficilmente valutabile, ma certamente inferiore alle aspettative del governo. L’esposizione prolungata in spazi appositamente creati per mettere in mostra la cultura italiana difficilmente potrebbe avvalersi di opere “minori”, se è vero, come dimostrato dall’esperienza, che le richieste dei musei stranieri, anche per prestiti di minor durata in occasione di mostre temporanee, si concentrano su autori e opere di forte impatto mediatico.
Si ritiene possibile che i compensi provenienti da altri fruitori stranieri, pubblici e privati, possano riequilibrare gli insostenibili tagli economici alla cultura? E cosa garantisce che tali proventi ritornino effettivamente ai musei che hanno effettuato i prestiti?
Raccomandazioni di ICOM Italia
In conclusione, ICOM Italia raccomanda che non sia approvata la proposta di inserire all’art. 13 del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio un’ulteriore fattispecie di prestito di lunga durata e a pagamento.
ICOM Italia ribadisce l’importanza di quanto previsto dal vigente articolo 67, comma 1, lettera d) del Codice dei Beni culturali e del paesaggio:
“Le cose e i beni culturali…. possono essere autorizzati ad uscire temporaneamente anche quando:
d) la loro uscita sia richiesta in attuazione di accordi culturali con istituzioni museali straniere, in regime di reciprocità e per la durata stabilita negli accordi medesimi, che non può essere, comunque, superiore a quattro anni”.
ICOM Italia sottolinea il valore culturale ed economico della produzione nazionale di mostre temporanee ad alto valore scientifico da esportare nel mondo come testimonianza della cultura italiana.
ICOM Italia ancora una volta, come già recentemente con la Presa di posizione dell’1 luglio 2013 in merito alle funzioni dei direttori dei musei statali e in precedenza con laRaccomandazione sulla Direzione dei Musei Civici del 5 giugno 2011, ribadisce che, a differenza di altri Paesi, il museo in Italia presenta un’intrinseca debolezza, in quanto, nella maggior parte dei casi, è privo di autonomia giuridica e finanziaria.
ICOM Italia propone che dei prestiti di beni culturali a lunga durata e dietro pagamento si discuta approfonditamente attraverso l’organizzazione di una giornata di lavoro e di un forum aperto alla comunità professionale.
Milano il 15 luglio 2013