Ugo Fabietti, professore ordinario di Antropologia Culturale all’Università Bicocca di Milano, è morto ieri 7 maggio. Aveva 66 anni. E’ stato una figura fondamentale nell’antropologia italiana degli ultimi trenta anni. Nel 1991 pubblicò il manuale Storia dell’Antropologia che fu la base di questa disciplina come “scienza normale”.
Sostituiva opere di grande importanza come Cultura egemonica e culture subalterne di Alberto Cirese con un approccio più internazionale e specifico. All’editoria antropologica, fondamentale per la didattica e gli studi, Ugo Fabietti ha dedicato la costruzione di collane, favorito traduzioni, creato riviste. Ha contribuito alla nascita delle associazioni antropologiche AISEA ed ANUAC. Una sua particolare capacità di costruire collaborazioni e sviluppo nell’Università gli ha consentito di costruire alleanze scientifiche e spazi antropologici in tutte le Università attraversate, da Pavia a Firenze, a Milano Bicocca. Qui ha costruito il Dottorato, un Corso di Perfezionamento in Antropologia del Patrimonio oltre allo sviluppo dei corsi didattici. Ed ha creato una straordinaria équipe antropologica plurigenerazionale e pluriareale. Queste sue capacità, quasi uniche, sono oggi sempre più evidenti e mettono in rilievo la lacuna che la sua morte lascia nella comunità antropologica. Ugo aveva una formazione filosofica, e non ha mai rinunciato al dialogo tra antropologia e filosofia anche nelle sue ricerche sul campo in Arabia e Asia. Nel 1991 aveva promosso il Convegno internazionale Il sapere dell’antropologia. Pensare, comprendere, descrivere l’altro, insieme con i filosofi dell’Università di Pavia. Gli atti (1993) sono un documento vivissimo dei dibattiti e delle trasformazioni dell’antropologia italiana nel quadro internazionale. Il suo volume L’identità etnica. Storia e critica di un concetto equivoco del 1995 è stato alla base dell’ampio dibattito antropologico sull’etnicità. I suoi volumi più recenti sul mondo arabo contemporaneo sono dei contributi importanti alla comprensione antropologica del presente (ad es. Ugo Fabietti, Medio Oriente. Uno sguardo antropologico, "Culture e società", collana diretta da Ugo Fabietti, Raffaello Cortina editore, Milano, 2016). Nei nostri studi le sue scelte interpretative sono state spesso oggetto di discussione: il manuale fu molto criticato per lo scarso ruolo che vi avevano gli studi italiani e “l’identità etnica” per un approccio che ad alcuni parve semplificatore. Ma il suo lavoro è stato sempre visto con rispetto ed ammirazione e farne oggi un bilancio critico puntuale aiuterebbe gli studi anche in una miglior comprensione della propria storia.
L’ultimo incontro ampio della comunità antropologica cui Ugo Fabietti ha partecipato è stato il Convegno dell’Università di Palermo dedicato al centenario della morte di Giuseppe Pitrè. Era piuttosto provato dai problemi di salute che da tempo affrontava e che lo hanno portato alla morte dopo pochi mesi, ma aveva il senso di essere nel suo mondo di riferimento consapevole che anche l’opera di Pitrè era stata valorizzata dalla sua “Storia dell’Antropologia”. A lui un omaggio, un riconoscimento di meriti anche da SIMBDEA, ricordando le sue collaborazioni con la rivista Antropologia Museale con un impegno ad approfondire la comprensione della sua opera.