"Un ricordo di Silvia dell'Orso, studiosa e scrittrice del patrimonio culturale, recentemente scomparsa, scritto per SIMBDEA da Silvia Mascheroni"
Per Silvia Dell’Orso
Se mi fossi trovata qui con voi, come in effetti avrei voluto e dovuto trovarmi…
Così inizia il contributo di Silvia Dell’Orso per il convegno “Musei e paesaggio. Da tema di ricerca a prospettiva d’impegno” promosso dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna nello scorso ottobre.
Silvia avrebbe dovuto e voluto esserci non solo a Ravenna, ma anche oggi – e i giorni a venire – con noi: è mancata il 10 dicembre, dopo aver combattuto una malattia lunga e cattiva. Il tema dell’incontro ravennate le stava a cuore, in “piena sintonia” con il suo ultimo libro Musei e territorio. Una scommessa italiana (Electa per le Belle Arti 2009), che tanto l’aveva impegnata e che era felice di essere riuscita a portare a termine, considerandolo giustamente un approdo degli studi intrapresi a partire dall’inizio di questo decennio.
Il tratto caratteristico del suo lavoro è la capacità di indagare realtà complesse, che hanno costituito gli ambiti di una ricerca vissuta con rigore e dedizione, senza pre-giudizi: il sistema dei beni culturali, i musei, il territorio nelle diverse declinazioni di paesaggio, ambiente di vita, città metropolitana.
L’onestà intellettuale e l’impegno civile si riverberano nei suoi scritti, ognuno di essi è l’esito di indagini condotte “in presenza”, animata da un’acribia investigativa, che è anche in lei (e per lei) sinonimo di curiosa e vivace intelligenza, sensibile alla pluralità dei linguaggi culturali contemporanei, di cui sa riconoscere e disvelare l’autenticità, ma anche il carattere opposto.
Nel suo primo libro Altro che musei. La questione dei beni culturali in Italia (Laterza 2002); la questione dei beni culturali è affrontata anche negli aspetti più intricati e spinosi – dalla spoliazione del patrimonio ecclesiastico, alla continua offesa del paesaggio, al fenomeno inquietante del “turisdotto”. Il repertorio di dati scrupolosamente acquisiti, accanto al corredo di norme e alle citazioni puntuali, tratte dalle interviste a testimoni privilegiati – da lei selezionati secondo il criterio rigoroso dell’expertise – offrono “un aggiornamento e una facile chiave di lettura a chi abbia la necessità di familiarizzare con gli argomenti trattati”. È questo l’auspicio scritto da Silvia nell’introduzione al volume, e nel contempo sta a significare la sua volontà di rendere comprensibili argomenti difficili, informando e provocando riflessioni. Volontà che ha connotato il lavoro di giornalista professionista, curando le rubriche d’arte e cultura di quotidiani e riviste, quali “la Voce”, “la Repubblica”, “Il Sole 24 Ore”, “Il Giornale dell’Arte”, “Gente”, “L’Espresso”.
L’esperienza con il Fondo per l’Ambiente Italiano le permette – come dichiara – “di conoscere da vicino i problemi della conservazione, della gestione e della valorizzazione del patrimonio artistico.” Dal 1996 è consulente per la comunicazione e i rapporti istituzionali; è direttore del “Notiziario”, realizza il Rapporto annuale ed è curatrice della pubblicazione di Pagine scelte da Raffaello ad Antonio Cederna. 500 anni di scritti sulla tutela del patrimonio (2000).
¬“Catalogare equivale a conoscere e conoscere vuol dire tutelare”: questo scrive Silvia storica dell’arte, e il “catalogo” di cui si sostanziano le sue ricerche si compone di dati e di fatti oggettivi da comparare, fedele al rigore metodologico acquisito durante la formazione universitaria: la laurea in lettere e il perfezionamento in storia dell’arte all’Università Statale di Milano; scrive per la Nuova Enciclopedia dell'Arte (Garzanti 1986), il manuale Arte nel tempo (Bompiani 1991) e La grande pittura (Bompiani 1991).
Ed è ancora Silvia a orientarci nel cogliere il carattere che ha animato le sue indagini: la caparbia determinazione nel porre quesiti (prima tra tutti, a se stessa) con la consapevolezza di non avere una risposta, ma considerando diverse prospettive e punti di vista, tenendo sotto controllo la “tentazione” di interpretare, così come di attribuire responsabilità e meriti, o di dare spazio a una sterile vis polemica.
I “libri-inchiesta” e il “libro-intervista” a Salvatore Settis (Quale eccellenza? Intervista sulla Normale di Pisa, Laterza 2004): un lungo dialogo per spiegare e far comprendere quali sono gli elementi distintivi di un istituto di studi superiori “di eccellenza”, per capire dentro il sistema complesso, al di là di una formula d’uso comune o a un “marchio doc”; e per affrontare nel contempo i temi più caldi e cruciali della riforma universitaria, il rapporto tra università di massa e università d’élite, la possibile misurazione della qualità degli esiti formativi.
Dalle parole ai fatti. In Musei e territorio ogni proposizione è confortata da esempi concreti, i “fatti e le persone dei musei”, micro e macro casi di studio, paradigmatici e significativi, una sorta di palinsesto dei ragionamenti condotti e argomentati: la prova dei fatti dunque e la realtà come testo. Dieci storie di dieci musei – che disegnano una mappa, dalle Alpi alla terra d’Abruzzo, terra d’origine della sua famiglia – di cui Silvia sottolinea la specificità e che sceglie a testimonianza di quanto la relazione tra museo e territorio “rimane comunque l’espressione vitale, passionale e proiettata verso il futuro del rapporto tra l’uomo e la sua memoria.”
La prospettiva storica e lo sguardo al futuro: “Ieri oggi domani” è il leitmotiv che intreccia le interviste ad Andrea Emiliani, Daniele Jalla e Pietro Clemente, che approfondiscono grazie al dialogo serrato con l’autrice, i tratti salienti della relazione museo-territorio, una liason stretta che connota la “diversità” italiana.
Non certo dunque instant book, prodotti editoriali confezionati per rispondere a un’urgenza di mercato, superficialmente assemblati; al cittadino-lettore, destinatario dei suoi testi, l’invito (e il compito) di formare ed esprimere un pensiero critico riguardo alle “questioni” che Silvia pone, connettendo la ricchezza dei dati informativi, l’efficacia di numeri e stime, la pertinenza dei documenti citati. E la sua scrittura ha il dono di essere nel contempo puntuale e pregnante, calibrata ed essenziale, scevra da specialismi linguistici e da accenti retorici.
Dalla ricerca all’azione. Per passione civile nel 2006 Silvia si candida alle elezioni comunali di Milano nella Lista di Bruno Ferrante, assumendo l’impegno per la cultura affinché – come ha scritto – “possa diventare un’esperienza condivisa e partecipata”, nella sua città, che voleva fosse “consapevole di ciò che possiede”.
E proprio perché crede che la cultura sia davvero ”un fattore di forte coesione sociale, imprescindibile per lo sviluppo locale e per la valorizzazione del territorio”, Silvia individua nell’ecomuseo urbano una realtà dinamica, innovativa e paradigmatica della complessa e vitale relazione tra patrimonio e comunità, tra storia e contemporaneità.
Progettazione partecipata, costruzione condivisa di saperi e di pratiche, processi di socializzazione e di patrimonializzazione: per rendere i cittadini attori responsabili del loro luogo e della loro storia, assumendo l’eredità storica come risorsa vitale per progettare il futuro. Sono questi gli obiettivi e le linee guida dell’Ecomuseo Urbano Metropolitano di Milano Nord, che si deve all’intuizione e alla volontà di Silvia; nel aver compreso l’importanza dell’esperienza dell’Ecomuseo Urbano di Torino, che poteva essere declinata con una sua specificità a Milano. Nel 2007 nel quartiere di Niguarda – con il supporto istituzionale del Consiglio di Zona 9 – l’Associazione Tramemetropolitane, di cui Silvia fa parte, inizia a dare vita all’Ecomuseo urbano, formalmente riconosciuto nel 2009 dalla Regione Lombardia, costituendo un unicum nel sistema ecomuseale, con l’intento di estendersi anche agli altri quartieri della Zona 9 e ai Comuni periurbani confinanti.
Silvia ha partecipato ad ogni snodo del progetto, riuscendo a comunicare e a far comprendere – grazie alla sua professionalità – i processi e le azioni che lo caratterizzano, e sollecitando una visione prospettica dell’Ecomuseo urbano, fin dai primi passi. Il progetto le sta molto a cuore perché il cittadino agisce in prima persona nel suo territorio di vita, che conosce, interpreta e promuove, esercitando una tutela attiva.
Nel novembre di quest’anno è stata presentata la “Mappa di comunità”, da lei definita: “vero e proprio catalizzatore di attenzione e azioni, luogo ideale nel quale consolidare il rapporto con il quartiere, per vivere momenti di socializzazione e di ricostruzione delle relazioni, per ricucire legami tra le generazioni di ieri e di oggi, per tessere relazioni tra gli abitanti storici e quelli appena arrivati e per porre le premesse per un contributo fattivo dei cittadini ai processi di pianificazione delle politiche urbane”.
Non conosco nulla di più potente della parola: forse a Silvia sarebbe piaciuto questo pensiero di Emily Dickinson.
Perché la “parola scritta” – di cui ci ha fatto dono – è la sua testimonianza militante.
A Silvia da Silvia (Mascheroni)
Milano, 17 dicembre 2009
Così inizia il contributo di Silvia Dell’Orso per il convegno “Musei e paesaggio. Da tema di ricerca a prospettiva d’impegno” promosso dal Sistema Museale della Provincia di Ravenna nello scorso ottobre.
Il tratto caratteristico del suo lavoro è la capacità di indagare realtà complesse, che hanno costituito gli ambiti di una ricerca vissuta con rigore e dedizione, senza pre-giudizi: il sistema dei beni culturali, i musei, il territorio nelle diverse declinazioni di paesaggio, ambiente di vita, città metropolitana.
L’onestà intellettuale e l’impegno civile si riverberano nei suoi scritti, ognuno di essi è l’esito di indagini condotte “in presenza”, animata da un’acribia investigativa, che è anche in lei (e per lei) sinonimo di curiosa e vivace intelligenza, sensibile alla pluralità dei linguaggi culturali contemporanei, di cui sa riconoscere e disvelare l’autenticità, ma anche il carattere opposto.
Nel suo primo libro Altro che musei. La questione dei beni culturali in Italia (Laterza 2002); la questione dei beni culturali è affrontata anche negli aspetti più intricati e spinosi – dalla spoliazione del patrimonio ecclesiastico, alla continua offesa del paesaggio, al fenomeno inquietante del “turisdotto”. Il repertorio di dati scrupolosamente acquisiti, accanto al corredo di norme e alle citazioni puntuali, tratte dalle interviste a testimoni privilegiati – da lei selezionati secondo il criterio rigoroso dell’expertise – offrono “un aggiornamento e una facile chiave di lettura a chi abbia la necessità di familiarizzare con gli argomenti trattati”. È questo l’auspicio scritto da Silvia nell’introduzione al volume, e nel contempo sta a significare la sua volontà di rendere comprensibili argomenti difficili, informando e provocando riflessioni. Volontà che ha connotato il lavoro di giornalista professionista, curando le rubriche d’arte e cultura di quotidiani e riviste, quali “la Voce”, “la Repubblica”, “Il Sole 24 Ore”, “Il Giornale dell’Arte”, “Gente”, “L’Espresso”.
L’esperienza con il Fondo per l’Ambiente Italiano le permette – come dichiara – “di conoscere da vicino i problemi della conservazione, della gestione e della valorizzazione del patrimonio artistico.” Dal 1996 è consulente per la comunicazione e i rapporti istituzionali; è direttore del “Notiziario”, realizza il Rapporto annuale ed è curatrice della pubblicazione di Pagine scelte da Raffaello ad Antonio Cederna. 500 anni di scritti sulla tutela del patrimonio (2000).
Ed è ancora Silvia a orientarci nel cogliere il carattere che ha animato le sue indagini: la caparbia determinazione nel porre quesiti (prima tra tutti, a se stessa) con la consapevolezza di non avere una risposta, ma considerando diverse prospettive e punti di vista, tenendo sotto controllo la “tentazione” di interpretare, così come di attribuire responsabilità e meriti, o di dare spazio a una sterile vis polemica.
Dalle parole ai fatti. In Musei e territorio ogni proposizione è confortata da esempi concreti, i “fatti e le persone dei musei”, micro e macro casi di studio, paradigmatici e significativi, una sorta di palinsesto dei ragionamenti condotti e argomentati: la prova dei fatti dunque e la realtà come testo. Dieci storie di dieci musei – che disegnano una mappa, dalle Alpi alla terra d’Abruzzo, terra d’origine della sua famiglia – di cui Silvia sottolinea la specificità e che sceglie a testimonianza di quanto la relazione tra museo e territorio “rimane comunque l’espressione vitale, passionale e proiettata verso il futuro del rapporto tra l’uomo e la sua memoria.”
La prospettiva storica e lo sguardo al futuro: “Ieri oggi domani” è il leitmotiv che intreccia le interviste ad Andrea Emiliani, Daniele Jalla e Pietro Clemente, che approfondiscono grazie al dialogo serrato con l’autrice, i tratti salienti della relazione museo-territorio, una liason stretta che connota la “diversità” italiana.
Non certo dunque instant book, prodotti editoriali confezionati per rispondere a un’urgenza di mercato, superficialmente assemblati; al cittadino-lettore, destinatario dei suoi testi, l’invito (e il compito) di formare ed esprimere un pensiero critico riguardo alle “questioni” che Silvia pone, connettendo la ricchezza dei dati informativi, l’efficacia di numeri e stime, la pertinenza dei documenti citati. E la sua scrittura ha il dono di essere nel contempo puntuale e pregnante, calibrata ed essenziale, scevra da specialismi linguistici e da accenti retorici.
Dalla ricerca all’azione. Per passione civile nel 2006 Silvia si candida alle elezioni comunali di Milano nella Lista di Bruno Ferrante, assumendo l’impegno per la cultura affinché – come ha scritto – “possa diventare un’esperienza condivisa e partecipata”, nella sua città, che voleva fosse “consapevole di ciò che possiede”.
Non conosco nulla di più potente della parola: forse a Silvia sarebbe piaciuto questo pensiero di Emily Dickinson.