Roma17-10-2009
E’ con profonda amarezza egrave preoccupazione per il futuro deipropri studi e per il percorso professionale dei nostri laureati che i docentidel settore M-DEA/01 de La Sapienza- Università di Roma hanno appreso l’esclusionedella figura dell’antropologo culturaledai profili professionali previsti dal Ministero nel quadro dirazionalizzazione e semplificazione degli stessi. Non è in discussionel’opportunità di tale riorganizzazione, ma non è difficile notare che a differenzadi quanto accade in altri casi, il profiloantropologico culturale viene, non accorpato, ma semplicemente soppresso, o nell’interpretazione migliore, ma peraltro verso più grave, riassorbito in quello storico-artistico. La decisioneappare tanto più inattesa e ingiustificata alla luce dell’intenso dibattitosviluppatosi in questi anni, sia in sede universitaria che in sedeministeriale, sulla specificità delle competenze di questo settore e sulla sua centralitànel recupero e valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale del nostroPaese. Nella difficile congiuntura che stiamo attraversando sarebbeincomprensibile non dare pieno riconoscimento alle molte iniziative dicarattere antropologico intese alla tutela e alla salvaguardia attiva del patrimonioetnografico. Non si tratta solo di difendere in astratto una specificitàculturale, ma di intendere molto in concreto come -in un quadro teoricolargamente innovato- il patrimonio culturale possa essere al centro di nuoveforme di economia del territorio. Le esperienze in questo senso non mancano ehanno poco o nulla a che vedere con una concezione peraltro nobilissima delpatrimonio artistico.
Se tale proposta dovessepurtroppo avere un seguito
• si renderebbe vana tanta parte del lavoro didatticodi questi ultimi anni,
• sarebbero inutili le nostre scuole di specializzazione paradossalmente e di recente istituite,
• si segnalerebbe ancora unavolta il nostro ritardo rispetto alla politica culturale che
che è in atto in paesi come Francia, Spagna e Germania,
• si opererebbe contro il dettato e lo spirito della Convenzione UNESCO.
Cisi augura pertanto che il Ministero e i sindacati firmatari della proposta possanoriconsiderare i diversi aspetti della questione, tenendo in conto anche ilparere dei rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni interessate.
Prof. Alberto M. Sobrero
Direttore dell’Area di Studiantropologici
Università di Roma, La Sapienza