Gli studenti e i dottorandi di antropologia dell’ateneo senese sentono il bisognodi esprimere e manifestare la loro profonda preoccupazione nei confronti dell’accordoministeriale che prevede l’annullamento della figura dell’Antropologo daiprofili professionali ridefiniti e ristrutturati nel corso dell’ultimo incontroavvenuto tra Mibac-sindacati.
Siena, 15 ottobre 2009
Gli studenti e i dottorandi di antropologia dell’ateneo senese sentono il bisognodi esprimere e manifestare la loro profonda preoccupazione nei confronti dell’accordoministeriale che prevede l’annullamento della figura dell’Antropologo daiprofili professionali ridefiniti e ristrutturati nel corso dell’ultimo incontroavvenuto tra Mibac-sindacati.
Convintidel fatto che il riconoscimento di specifici profili professionali sial’espressione di diritto della singolarità di cui sono portatrici le specifichediscipline, riteniamo che la scelta di eliminare la figura dell’Antropologo,inglobandola in quella dello Storico dell’arte, sia un’azione grave econtroproducente per la cultura del nostro Paese.
Riteniamoche tale questione vada infatti ad inserirsi in un contesto di già conclamatanegazione relativa all’insistente esclusione del curriculumdemoetnoantropologico dai curricula che hanno accesso alle classi diinsegnamento in studi sociali.
Ciòsi evince anche dalle recenti tabelle ministeriali che, definendo i requisitiminimi d’accesso, non prevedono possibilità alcuna per gli antropologi diaccedere alle nuove classi d’insegnamento.
Inun momento storico in cui la diversità degli attori sociali, delle strutture e dellepratiche quotidiane, gioca un ruolo centrale nella costruzione delle culture dellenostre realtà territoriali, la negazione dello statuto di una categoriaprofessionale che nel rapporto tra alterità trova suo compimento, contribuisce asmantellare i necessari e al tempo stesso delicati rapporti che tra tuttequeste diversità intercorrono.
Lacentralità degli studi demoetnoantropologici relativa alla tutela dei beniculturali, è ormai storicamente dimostrata. Tale rilevanza è stata riconosciutaanche dall’Unesco che ha istituzionalmente conferito diritto e dovere di patrimonializzazionea tutti quei beni immateriali, che da sempre connotano gli studi e le pratichedei demoantropologi.
L’Italiadei monumenti, degli oggetti intrisi di memoria, dei dialetti che non siperdono, degli usi e dei costumi, delle canzoni, dei cibi e delle tradizioniche raccontano le terre e le persone da cui provengono, è un’Italia di cui l’Antropologosi prende cura da moltissimo tempo. Sono infatti più di 1000 i musei locali(comunali, provinciali, regionali, privati) di indirizzo demoetnoantropologico.
Rendereesecutivo l’annullamento di tale figura significherebbe quindi affossare quei corsidi laurea, quei dottorati, quei master e quelle scuole di specializzazione, chestanno formando generazioni qualificate capaci di offrire professionalità inambito visuale, sociale, museale, storico-tradizionale e che finirebbero pernon aver accesso prospettive lavorative che gli spetterebbero di diritto.
Talenegazione aggraverebbe ulteriormente l’alto tasso di precarietà che sta mettendoin ginocchio il mondo del lavoro in Italia.
Uniformandola diversità delle competenze sotto profili esageratamente parziali perché ditutt’altro settore, si esclude in modo totalizzante un approccio che, assiemeagli altri, è necessario ai fini della comprensione e della costruzione dellacontemporaneità.
Rivendicandoquindi la necessità del riconoscimento della figura dell’Antropologo in terminiprofessionali, non si intende alimentare una prospettiva che affidi la propriaefficacia alla parcellizzazione dei saperi. Bensì, ci si impegna a dimostrarecome l’unione degli approcci e delle pratiche sia attuabile e produttiva solose in prima istanza ad ogni disciplina viene garantito diritto dicittadinanza.
Gli studenti e lestudentesse del corso di laurea in Discipline etnoantropologiche, Antropologiaculturale ed etnologia
dell’ Universitàdegli studi di Siena
I dottorandi e ledottorande di Antropologia,Etnologia, Studi Culturali
Sezionedella Scuola di Dottorato in "L'Interpretazione"
dell’ Universitàdegli studi di Siena