a cura di Elisa Bellato e Iolanda Da Deppo
Museo Etnografico della provincia di Belluno e del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi
Premessa
È con una certa titubanza che affrontiamo il tema della conservazione materiale del patrimonio di interesse etnografico. L’ambito è vastissimo e anche complicato, ogni chiave di lettura richiederebbe adeguate premesse e ampie argomentazioni. Inoltre le pratiche diffuse tra i piccoli musei di cultura materiale non sono ancora state prese in considerazione con la dovuta attenzione. Il testo che segue vorrebbe allora solo introdurre l’argomento, focalizzandone alcuni aspetti: il restauro etnografico è da considerarsi autonomo o si inserisce in una tradizione più vasta. Esistono delle linee guida imprescindibili? Quale può essere il ruolo di coloro che ruotano attorno ai musei etnografici e delle loro competenze, frutto di esperienze di vita?
È già in programma una ulteriore occasione di approfondimento, che vedrà il contributo delle Soprintendenze e dell’esperienza diretta dei responsabili dei musei etnografici. Ogni opportunità di confronto al riguardo ci appare preziosa, soprattutto in quanto rara.
Indice
1. I limiti della libertà
2. I beni DEA e la teoria del restauro
3. Pratiche virtuose
4. Libertà creativa da imbrigliare
5. Nota bibliografica
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